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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:202|3|0]]nante, che appena entrato provò il bisogno di sedere, sapesse che il suo ingresso era stato annunziato Le sue prime parole parvero preparate per imporre. Parlava lento e impacciato, ma imperioso. Disse che credeva di poter dirigere e proteggere quella sua figliuola che ne aveva bisogno, perchè se non avesse avuto lui non avrebbe avuto nessuno, visto che i fratelli — egli non voleva dirne male — degli affari di famiglia non si occupavano. Angiolina parve si compiacesse grandemente del lungo esordio; tutt’ad un tratto disse che andava a vestirsi nella stanza accanto e uscì.

Il vecchio perdette subito ogni imponenza. Guardò dietro alla figliuola portando al naso una presa di tabacco; fece una lunga pausa durante la quale Emilio pensava le parole con cui avrebbe risposto alle accuse che gli sarebbero mosse. Il padre di Angiolina guardò poi dinanzi a sè, e, lungamente, le proprie scarpe. Fu proprio per caso che alzò gli occhi e rivide Emilio. — Ah, sì — fece come persona sorpresa di ritrovare un oggetto smarrito. Ripetè l’esordio ma con meno forza; era molto distratto. Poi si concentrò, con uno sforzo evidente, per continuare. Guardò Emilio a più riprese sempre evitando d’incontrarne lo sguardo e non parlò che quando si risolse a guardare la tabacchiera consunta che teneva fra le mani.

C’era della gente cattiva che perseguitava la famiglia Zarri. Angiolina non glielo aveva detto? Aveva fatto male. C’era dunque della gente che stava sem-

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