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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:229|3|0]]non seppe dare alla lettera la sua attenzione, perchè la calligrafia le dava molto da fare.

Guardando l’esterno della busta chiusa, ella chiese improvvisamente se il Balli non avesse più parlato del veglione cui aveva promesso di condurla. Il moralista che sonnecchiava in Emilio non si destò, ma egli sconsigliò di andare a quel veglione per la paura che il Volpini lo risapesse. Ella però aveva delle risposte che toglievano qualunque dubbio. — Adesso poi ci vado al veglione. Finora, per rispetto a quell’infame, non ci ero andata, ma adesso! Magari lo risapesse.

Emilio insistette per vederla quella sera. Nel pomeriggio ella doveva posare al Balli, poi doveva correre un istante dalla signora Deluigi; perciò non potevano trovarsi che tardi. Ella accordò l’appuntamento visto che — come dichiarò — per il momento, non sapeva negargli nulla; ma non nella stanza della Paracci, perchè voleva essere a casa di buon’ora. Come nei tempi migliori del loro amore, avrebbero passeggiato insieme a Sant’Andrea, e poi egli l’avrebbe accompagnata a casa. Ella era ancora abbattuta — aveva bevuto tanto vino il giorno prima — e aveva bisogno di riposo. A lui la proposta non dispiacque affatto. Era una delle sue caratteristiche essenziali quella di compiacersi nella rievocazione sentimentale del passato. Quella sera avrebbe analizzato di nuovo il colore del mare e del cielo e dei capelli d’Angiolina.

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