Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 21 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:25|3|0]]non dovrebbe esserci. Il carattere dell’avventura è già fissato da quell’ombrellino scivolato tanto opportunamente di mano e dall’appuntamento subito accordato.
— È vero, — confermò Emilio il quale però non disse come a quei due particolari egli avesse dato tanto poca importanza che essi, rilevati dal Balli, lo avevano sorpreso come dei fatti nuovi. — Credi dunque che il Sorniani abbia ragione? — Nel suo giudizio sulle comunicazioni del Sorniani egli certo non aveva tenuto conto di quei fatti.
— Me la presenterai — disse il Balli prudentemente — e poi giudicheremo.
Il Brentani non seppe tacere neppure con sua sorella. La signorina Amalia non era stata mai bella: lunga, secca, incolore — il Balli diceva che era nata grigia — di fanciulla non le erano rimaste che le mani bianche, sottili, tornite meravigliosamente, alle quali ella dedicava tutte le sue cure.
Era la prima volta ch’egli le parlava di una donna, e Amalia stette ad ascoltare sorpresa e con la cera subito mutata, quelle parole ch’egli credeva oneste, caste, ma che in bocca sua erano pregne di desiderio e di amore. Egli non aveva raccontato nulla, ed ella, già spaventata, aveva mormorata l’ammonizione del Balli: — Bada di non fare delle sciocchezze.
Ma poi volle ch’egli le raccontasse tutto, ed Emilio credette di poter confidare la sua ammirazione e la felicità provata quella prima sera, tacendo dei suoi propositi e delle sue speranze. Non s’accorgeva che