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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:256|3|0]]ancora meno sua che quando si trovava nel possesso dei suoi sensi.

La signora Elena ritornò, portando seco le pezze bagnate già preparate, e tutto il necessario per isolarle e impedire che bagnassero il letto. Denudò il petto di Amalia e lo protesse agli occhi dei due uomini ponendovisi dinanzi.

Amalia emise un lieve grido di spavento a quella improvvisa sensazione di freddo. — Le farà bene — disse la signora Elena curva su lei.

Amalia comprese, ma dimandò dubbiosa ed ansimante — Fa bene? — Volle però liberarsi da quella sensazione penosa dicendo: — Non oggi, però, non oggi.

— Te ne prego, sorella mia — pregò Emilio calorosamente trovando finalmente qualche cosa da fare — sforzati di tenere sul petto quelle pezze. Ti guariranno.

L’affanno di Amalia parve aumentato; di nuovo gli occhi le si empirono di lagrime. — È buio — disse — assai buio. — Era infatti buio, ma quando la signora Elena s’affrettò ad accendere una candela, l’ammalata non se ne avvide neppure e continuò a lagnarsi dell’oscurità. Cercava d’esprimere così tutt’altra sensazione opprimente.

Al chiarore della candela, la signora Elena si accorse che la faccia d’Amalia era irrorata di sudore; anche la camicia ne era intrisa fino alle spalle. — Che sia un buon segno? — esclamò giocondamente.

Intanto però Amalia, che nel delirio era l’umiltà in

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