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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:275|3|0]]ingannò. Essi la considerarono e l’odiarono sempre quale madrigna. V’erano i parenti della prima moglie che si frammettevano fra i fanciulli e la loro nuova madre e la facevano odiare loro con menzogne, e facendo loro credere che l’ombra della prima madre si sarebbe ingelosita del nuovo affetto. — Io invece m’affezionavo sempre più, tanto da amare la rivale che me li aveva dati. Forse — aggiunse con un’osservazione d’analista oggettiva — il disdegno che vestiva tanto bene i loro bei visini rosei me ne faceva innamorare maggiormente. — La fanciulla le fu tolta, poco dopo la morte del padre, da un parente che si ostinava a crederla maltrattata.

Il fanciullo restò tutto per lei, ma anche quando i parenti non ci furono più per suggerirgli l’odio, egli, con un’ostinazione sorprendente nella mente giovanile, continuò a conservare per lei la stessa sdegnosa malevolenza che si palesava in dispetti e sgarbatezze. Ammalò di scarlattina maligna, ma anche nella febbre le resistette finchè, estenuato, poche ore prima di morire, le gettò le braccia al collo, chiamandola mamma e pregandola di salvarlo. Poi la signora Elena si compiacque a lungo a descrivere quel fanciullo che l’aveva fatta soffrir tanto. Ardito, vivace, intelligente; tutto comprendeva, meno l’affetto che gli era offerto. Adesso la vita della signora Elena si compendiava fra la sua casa vuota, la chiesa ove ella pregava per chi le aveva voluto bene un solo istante, e quella tomba ove c’era sempre molto da fare. Sì! L’indomani, senza fallo, ella doveva recar-

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