< Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

— 32 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:36|3|0]]

Ella confessò! Il Merighi l’aveva baciata molto. Rise parlandone. Certo, Emilio le appariva buffo quando mostrava di credere che il Merighi non avesse approfittato della sua posizione di fidanzato almeno per baciarla a sazietà.

Il Brentani non sentiva alcuna gelosia per il ricordo del Merighi che aveva avuto tanti diritti più di lui. Gli doleva anzi ch’ella ne parlasse leggermente. Non avrebbe dovuto piangere ogni qualvolta lo nominava? Quando egli manifestava il proprio rammarico di non vederla più infelice, ella, per secondarlo, atteggiava la bella faccia a tristezza e, per difendersi dal rimprovero che sentiva esserle fatto, ricordava ch’ella s’era ammalata per l’abbandono del Merighi: — Oh! se fossi morta allora, certo non mi sarebbe dispiaciuto. — Pochi istanti dopo, ella rideva rumorosamente fra le braccia di lui che s’erano aperte per consolarla.

Ella nulla rimpiangeva ed egli se ne sorprendeva altrettanto quanto della propria dolorosa compassione. Come le voleva bene! Era veramente sola gratitudine per quella dolce creatura che si comportava come se proprio per lui fosse stata creata, amante compiacente senz’esigenze?

Quando la sera sul tardi tornava a casa e la pallida sorella lasciava il lavoro per fargli compagnia a cena, egli ancora vibrante di commozione, non soltanto non sapeva parlare d’altre cose ma neppure gli riusciva di fingere un interessamento per le piccole faccende di casa che formavano la vita d’Ama-

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.