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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:53|3|0]]vrebbe potuto trovare: — Tu, certo, mi vuoi bene, nevvero? Eppure non ammetti la possibilità di sposarmi. — Egli si commosse al sentirla parlare senz’alcun risentimento del suo egoismo.

Infatti. Forse ella faceva un buon affare. Con la consueta debolezza, non potendo convincere lei, per andare d’accordo egli procurò di convincere se stesso.

Ella raccontò. Aveva conosciuto il Volpini dalla signora Deluigi. Era un omino. — Mi arriva qui, — e accennò ridendo alla spalla. — Uomo allegro. Dice d’essere piccolo ma pieno di un grande amore. — Forse sospettando — oh, quale torto gli faceva, — ch’Emilio potesse venir morso dalla gelosia, s’affrettò ad aggiungere: — Brutto assai. Ha la faccia piena di peli del colore della paglia secca. La barba gli arriva agli occhi, anzi agli occhiali. — La sartoria del Volpini si trovava a Fiume, ma egli aveva detto che, dopo il matrimonio, le avrebbe permesso di venir a passare ogni settimana un giorno a Trieste e intanto, poichè la maggior parte del tempo egli era assente, essi avrebbero potuto continuare a vedersi tranquillamente.

— Saremo però molto prudenti — pregò lui. — Molto, molto prudenti! — ripetè. Se quella era una fortuna per lei, non sarebbe stato meglio di rinunciare addirittura a vedersi, per non comprometterla? Per tranquillare la propria coscienza inquieta, egli sarebbe stato capace di qualunque sacrificio. Prese una mano d’Angiolina, vi appoggiò la fronte e in

Senilità - 4

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