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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:56|3|0]]che lo faceva correre fino lassù, — egli aveva oramai bisogno.
Venne ad aprirgli la porta la madre di Angiolina, la quale l’accolse con le solite parole gentili, la fisionomia immobile di cartapecora, la voce brutalmente sonora. Angiolina stava vestendosi e sarebbe venuta subito.
— Che gliene sembra? — domandò la vecchia tutto ad un tratto. Gli parlò del Volpini. Sorpreso che anche la madre volesse la sua approvazione al matrimonio d’Angiolina, egli esitò ed ella, ingannandosi sulla natura del dubbio che gli vedeva scritto in faccia, cercò di convincerlo: — Capirà. È una fortuna per Angiolina. Se anche non gli vorrà tanto bene, avrà una vita tranquilla, lieta, perchè egli è molto innamorato. Bisogna vederlo! — Ebbe un risolino breve e rumoroso ma che le contrasse le sole labbra. Si capiva ch’era soddisfatta.
Finì di compiacersi di vedere come Angiolina avesse fatto comprendere alla madre quanto ci tenesse al suo consenso; lo diede con parole generose. Gli doleva che Angiolina ne sposasse un altro, ma visto ch’era per suo bene... L’altra ebbe un altro risolino, ma questo più sulla faccia che nella voce e a lui parve ironico. Che la madre sapesse anche dei suoi patti con la figlia? Neppur questo non gli sarebbe dispiaciuto tanto. Perchè avrebbe dovuto dolersi di quelle risatine destinate all’onesto Volpini? Certo era che qui non poteva essere lui il deriso.
Angiolina venne vestita di tutto punto per uscire;