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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:62|3|0]]consiglio e doveva chiederlo. Il suono delle proprie parole echeggiava ancora nel suo orecchio ed egli ne trasse una conclusione come da parole altrui. Con grande calma, quasi avesse voluto far dimenticare il calore con cui aveva parlato fino a quel punto, chiese: — Non ti pare che visto che non so comportarmi come dovrei, farei bene a cessare da questa relazione? — Dissimulò di nuovo un sorriso. Sarebbe stato comico che il Balli, in buona fede, gli avesse dato il consiglio di lasciare Angiolina.
Ma Stefano diede subito prova della sua intelligenza superiore e non volle consigliare. — Capisci che io non posso mica consigliarti d’essere fatto altrimenti, — disse affettuosamente. — Lo sapevo io che questeFonte/commento: Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/295 specie di avventure non era fatta per te. — Emilio pensò che, poichè il Balli ne parlava a quel modo, i sentimenti di cui egli poco prima s’era tanto spaventato dovessero essere una cosa comune, e ne trasse un nuovo argomento di tranquillità.
S’avvicinò Michele, il servo del Balli, un uomo in età, antico soldato. In posizione di attenti disse al padrone qualche parola a mezza voce e s’allontanò dopo d’essersi levato il cappello con un gesto largo ma il corpo sempre immobile.
— Sono atteso nello studio, — disse il Balli con un sorriso. — È una donna ed è peccato che tu non possa assistere al nostro colloquio. Sarebbe molto istruttivo per te. — Poi ebbe una idea: — Vuoi che ci troviamo una sera in quattro? — Credette d’aver trovata la via per dare aiuto all’amico ed Emilio ac-