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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:76|3|0]]vi sono quattro posti vuoti e subito al prossimo c’è lui.
Margherita, che in seguito a quel bacio aveva riacquistata tutta la sua serenità, ebbe per Emilio un’occhiata affettuosa. — Davvero! Mi parla continuamente di lei. Le vuole molto bene.
Invece ad Angiolina parve che la quinta intelligenza della città fosse poca cosa, e conservò tutta la sua ammirazione per chi ne era la prima. — Emilio mi ha raccontato ch’ella canta tanto bene. Canti un po’. L’udrei tanto volentieri.
— Non mi mancherebbe altro. Dopo di cena io riposo. Ho la digestione difficile come quella di un serpente.
Margherita sola intuì lo stato d’animo di Emilio. I suoi occhi, posandosi su Angiolina, divennero serii; poi si rivolse ad Emilio, si dedicò a lui, ma per parlargli di Stefano: — Talvolta è brusco, certo, ma non sempre, e anche quando lo è non incute spavento. Si fa quello che vuole lui, perchè gli si vuol bene. — Poi, sempre a voce bassa, modulata dolcemente, ella disse: — Un uomo che pensa è tutt’altra cosa di quelli che non pensano. — Si capiva che parlando di quegli altri, pensava a gente in cui s’era imbattuta ed egli, distratto per un istante dal suo doloroso imbarazzo, la guardò con compassione. Ella aveva ragione d’amare negli altri le qualità che le giovavano; da sola, così dolce e debole, non si sarebbe potuta difendere.
Ma il Balli si ricordò di nuovo di lui: — Come sei