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per negare; ma Alfonso, quando s’accorgeva d’essere distante di troppo dalla sua parte d’indifferente, tagliava corto alla discussione dichiarando che la cosa poteva comportarsi come voleva, che a lui non importava niente. Le parole erano energiche, ma troppo, e l’aspetto del volto e il suono della voce tutt’altro che da indifferente. 

Lieto come se avesse apportato una buona notizia, Miceni gli raccontò che Fumigi e Annetta si fidanzavano. Alfonso si mise a ridere calmo e questa volta sinceramente calmo. 

— Ero ieri a sera in casa di Maller e me ne avrebbero prevenuto se fosse stato vero. 

— Non è ancora ufficiale; ma probabilmente, mentre qui parliamo, Fumigi entra per la prima volta in casa di Annetta quale sposo. 

La sua voce era divenuta subito acuta come se la tranquillità di Alfonso lo avesse offeso. 

Alfonso non si degnò di discutere. La sera innanzi Annetta lo aveva trattato anche meglio del solito. Gli aveva raccontato della sua fanciullezza, della vita di collegio ove era stata mandata alla morte della madre. Erano confidenze e, sorpreso e beato, Alfonso ci vide un altro miglioramento della sua posizione. Da qualche tempo egli si ammirava come persona abile e uscendo quella sera dalla casa Maller mormorò: 

— Questa è la vera arte. Progredire senza fatica. 

Per quella sera non aveva da andare da Annetta, ma pur agitato dalle parole di Miceni si aggirò lungamente per via dei Forni. La casa conservava il solito aspetto. La lunga fila di stanze non abitate aveva le finestre chiuse ermeticamente, tutte le tendine calate; una finestra del tinello soltanto era socchiusa. 

Uscendo dalla via dei Forni verso il mare s’imbatté in Fumigi. Per aver tanto pensato a lui, Alfonso, vedendoselo tutt’ad un tratto dinanzi, s’imbarazzò e gli parve che la confusione dell’altro non fosse minore. 

— Ella... va? — chiese Fumigi balbettando e facendo un cenno verso la casa dei Maller da cui Alfonso veniva. 

— No! — disse Alfonso con vivacità. Gli sembrava che

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