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Prarchi gli fece le sue condoglianze, poi, seccato di non saper parlare a tono, volle congedarsi. Ma Alfonso aveva troppo grande desiderio di udire al piú presto notizie di casa Maller e gli offerse di accompagnarlo da qualunque parte si fosse diretto. 

Poi, vedendo che Prarchi rimaneva muto, gli raccontò che da oltre un mese era assente dalla città e che nessuno si era curato di dargliene notizie; lo pregava intanto di voler raccontargli se qualche cosa di nuovo fosse accaduto ai singoli membri del club del mercoledí. Abilmente faceva credere che quelle non erano che parte delle notizie che gli premevano, mentre con una sola parola Prarchi avrebbe potuto togliergli ogni altra curiosità.

Ma Prarchi non la disse e parlò di Fumigi. Ripeté in parte cose che Alfonso già conosceva. Dopo la liquidazione forzata della casa di Fumigi, s’era manifestata in costui una malattia che Prarchi subito aveva definito per paralisi progressiva quando gli altri ancora erano incerti fra questa e spinite. La voce di Prarchi non isvelava commozione che quando raccontava di qualche sua risposta con la quale velatamente aveva dato dell’ignorante a un medico notissimo. Il triste destino di Fumigi aveva dato delle bellissime soddisfazioni al giovine medico e parlava di queste non di quello. Prarchi aveva fatta un’altra asserzione giusta e ch’era stata confermata dai contabili di Maller. Non la malattia di Fumigi era stata la conseguenza della sua rovina commerciale, ma invece quella era stata la causa di questa; i primi sintomi della malattia s’erano manifestati precisamente nei suoi affari. 

— Oh! un fatto tragico! — e qui Prarchi si commosse di una commozione chiassosa. — Il lavoro di tutta una vita perduto per qualche nervetto che si è corrotto. Quell’imbecille, pur sentendosi ammalato, ha voluto continuare a lavorare e in poche settimane ha saputo fare di tali speculazioni che la saggezza di tutta la sua vita non compensa. Chiamare il medico in tempo è talvolta un grande vantaggio. 

Sempre fermo nel suo pensiero unico, Alfonso trovò il modo di costringere Prarchi a parlare di Annetta.

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