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che durante la sua assenza era stato parlato molto di lui. Si era udito con dispiacere della morte di sua madre. 

Ringraziò Santo con grande calore perché quest’amicizia che gli veniva dimostrata dal servo di Maller poteva essere un indizio dei sentimenti nutriti per lui da Maller stesso. 

Il signor Maller non c’era e anche quest’assenza ad Alfonso sembrò una fortuna. Affrontarlo senza sapere che cosa pensasse di lui gli faceva venire la pelle d’oca; in qualunque caso era meno disaggradevole avvicinarlo preparato e dopo aver studiato il contegno da seguire. 

Il colpo giunse inaspettato e da Cellani, dal suo miglior amico fra’ superiori. Costui lo accolse con una freddezza eccessiva. Non cessò di scrivere e non alzò il capo che una sola volta per guardarlo in faccia biecamente. 

— Le raccomando di lavorare molto, — disse ad Alfonso interdetto, — procuri di riguadagnare il tempo perduto. — Alfonso aveva già aperta la porta per uscire allorché venne chiamato: — Signor Nitti! — Rientrò pieno di speranza attendendosi da Cellani, col carattere mite e espansivo che gli conosceva, qualche parola piú amichevole di saluto, o cortese di conforto. Invece Cellani, dopo assicuratosi che lo aveva di nuovo dinanzi a sé, lo avvisò, sempre freddamente, ch’era stato incaricato da Maller di fargli le sue condoglianze e di avvisarlo che lo esonerava dal fargli quella visita di saluto d’uso dopo una lunga assenza. Sembrava che attendesse con tutto il suo pensiero a scrivere perché macchinalmente la sua voce si modulava secondo i movimenti della penna. — Il signor Maller è molto occupato! — aggiunse con voce sorda quasi gli fosse sembrato che anche questa spiegazione era stata di troppo. 

Alfonso di nuovo avrebbe avuto bisogno di restare solo per riflettere, comprendere chiaramente quali conseguenze egli avesse da trarre dal contegno di Cellani. Uscí da quella stanza indeciso; certo egli avrebbe dovuto dire qualche parola, lo sentiva, ma non sapeva quale. E chiusa la porta di Cellani ebbe un rimpianto. 

Non si poteva ritor-

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