< Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

cesca; gli sembrò che il suo volto fosse molto pallido. Volle assicurarsene sperando di non ingannarsi perché gli sarebbe stato di grande conforto vederla agitata. La seguí a passo lento ma non rivide piú la sua faccia non avendo il coraggio di accelerare il passo. La distanza fra di loro andò aumentando e quando Annetta scomparve tra la folla che a mezzodí invadeva il Corso, egli si sentí piú solo e piú infelice di prima. Sentiva quanto lontano egli si trovasse da lei. Non v’era piú via aperta al ritorno; egli rimaneva povero e abbandonato nella vita quando avrebbe potuto essere ricco e amato. Forse era cosí per sua colpa. 

Alla sera entrando in tinello si sentí chiamare dalla stanza di Lucia. 

— Mamma se ne dimenticò, — gli disse la fanciulla con voce che a lui sembrò tremasse dall’emozione, — la prego di chiudere lei la mia porta. 

La voce commossa di Lucia gli fece credere che quella porta fosse stata lasciata aperta appositamente. Guardò nella stanzetta oscura e vide luccicarvi le lenzuola per un raggio di luce ch’entrava dalla finestra. Dovette lottare per non entrarci. Non desiderava Lucia, ma un suo bacio, gli sembrava, avrebbe potuto annullare l’effetto che in lui aveva prodotto il contegno di Maller, e poi, in quell’agitazione, che cosa avrebbe fatto solo tutta la notte? Eppure non ebbe bisogno di quel bacio per calmarsi perché era bastato il piccolo sforzo fatto per riuscire vincitore nella lotta. — Ancora una rinunzia! — si disse sorridendo e la parola gli richiamò alla mente lo stato in cui s’era trovato pochi giorni prima. Era bastato tanto poco per farnelo uscire! Maller aveva spiegato l’antipatia di cui del resto aveva dato già prima dei segni non dubbi; non era avvenuto null’altro di nuovo! 

Egli si coricò tutto sorpreso che finalmente gli fosse riuscito di quietarsi da sé con un freddo ragionamento. Dormí profondamente e fece un sogno fantastico come non ne aveva piú fatti dalla sua infanzia. Cavalcava per l’aria su travi di legno, camminava a piede asciutto sull’acqua ed era signore di un vasto paese.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.