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forzato dall’aria aperta lo rendeva capace di un’attenzione maggiore per quanto sempre forzata.
Anche essendo in ufficio continuava la sua cura d’aria aperta come egli la chiamava. Faceva ogni mattina una passeggiata di piú ore e solitamente verso l’altipiano perché gli occorreva la fatica della salita. Col suo passo misurato, l’aveva riconquistato, percorreva tutta la lunga strada d’Opicina spaziosa e comoda, la quale, lunghissima, con debole salita, in un solo giro, enorme semicerchio intorno alla città, lo portava sino all’altipiano. Alfonso riposava ove da questa via si staccava un viottolo verso Longera.
Di là vedeva il vasto altipiano muto e deserto con le sue innumerevoli piccole colline di sassi, di tutte le forme, appuntite, rotonde, appiattate, mucchi di sassi piovuti dall’alto e disposti dal caso che aveva fabbricato anche lo stesso monte Re all’orizzonte, con la sua larga schiena e la dolce salita da una parte, dall’altra la caduta perpendicolare quasi.
Alfonso non varcava mai quel punto e ciò non soltanto perché il tempo gli mancava. Di là vedeva anche la città con le sue case bianche, il mare abitualmente tanto calmo di mattina come se le poche ore di giorno non fossero ancora bastate a destarlo. Il verde dei promontori a sinistra della città ed il colore del mare contrastavano singolarmente con i sassi grigi dell’altipiano.
Scendeva in città quieto come in altri tempi non lo era stato che uscendo dalla biblioteca. Passava senza entrarvi accanto a Longera, un villaggio oblungo, già quasi a valle, il quale si stringeva al monte come se vi cercasse riparo, le sue casette ammonticchiate, quando facilmente avrebbe trovato aria e spazio invadendo i campi circostanti. Nelle strade del villaggio a quell’ora cominciava il formicolío e da lontano si vedevano accennate tutte le esteriorità dell’attività e dei destini umani in quelle poche figure che si movevano per le stradicciuole del piccolo luogo. La rapida corsa di un giovinetto che Alfonso poté seguire da un lato all’altro del villaggio, l’uscita dalla sua casa di un contadino in cappello e che prima di muoversi, con tutta calma esaminava il cielo forse per sapere se dovesse pren-