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iv i. u. tarchetti.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Disjecta, 1879.djvu{{padleft:16|3|0]]che è una rovina: egli non si compiacque di posare a seconda di nissun modello più o meno seducente, più o meno simpatico. — Scrisse i suoi romanzi, i suoi racconti, i suoi versi; attingendo da se, come pochi fanno, nel vasto mare della vita e della realità, nè conobbe sistemi nè accettò nomi gloriosi, che valessero più del suo core e dell’anima sua. Ebbe per Manzoni parole, cui taluni chiamarono acerbe — io mi ostino ancora oggi a chiamarle esatte — e, se amò Hugo e sentì affettuosamente per lui, non se ne fece discepolo e non disse mai, come altri, che ne’ Miserabili era la bibbia dell’arte avvenire e che per essi ricominciava più feconda la nuova vita del secolo. — Tarchetti; prima che Mamiani il significasse, mostrò di sentire prepotente il bisogno di rompere gl’incensieri. Attorno a Manzoni stava in ginocchio l’anèmica tribù de’ chierichetti cattolici, cui Ruggero Bonghi e Paolo Ferrari apprendevano il canto fermo e le cerimonie del culto — a Giovanni

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