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i. u. tarchetti. | xi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Disjecta, 1879.djvu{{padleft:23|3|0]]la prova, e ci si pose con salda volontà di riuscire e di superarla. Guardò sè stesso, interrogò il proprio cuore, tornò con la memoria al passato della propria vita, studiò gli uomini in mezzo ai quali vivea; volle conoscere che cosa essi fossero, quali i loro bisogni; e dal suo cuore e da quegli uomini e dalla immensa natura apprese quella parola che, a lui artista, dovea poi servire di mezzo per cercare la via di consolare l’umanità, sottraendola al peso dell’infortunio e ponendola in cammino per l’acquisto della libertà e del diritto. Egli camminava così per la via delle lacrime e dell’amore.
E seppe: che gli uomini sono nati per questo: che l’amore è la sola legge che li governa, e che il più fiero assassinio è lo interrompere questa stupenda ed universale armonia. Che barbari veramente sono coloro i quali cercano di destare o tener desti gli odii, i rancori e le inimicizie tra popolo e popolo, tra nazione e nazione. Che le guerre sono infami e selvaggie