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i. u. tarchetti. xix

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Disjecta, 1879.djvu{{padleft:31|3|0]]deforme; che per ciò quella sua non era arte; ma era artefizio per matta voglia di farsi vedere e distinguere. No; Tarchetti non seppe mai in che consistessero queste turpi brutture. L’arte, lo abbiamo già detto, era insistente bisogno dell’anima sua e, disdegnoso di ogni legge, ei non si accontentava che di mostrarsi quale era.

Ed ei fu davvero quale noi lo leggiamo.

Per lui non pastoie di norme, di regole, di cancelli. La natura tutta in lui ed egli tutto nella natura. Mi par questa la norma più secura, da cui debbe essere guidato chi vuole giudicarlo nelle opere e nella vita. E nella natura egli trovò il migliore di tutti gli esempi e, a seconda di quella, ei spirò e diè vita alle opere sue. — Perciò I fatali e Lorenzo Alviati, perciò Paolina e le Leggende del castello nero, perciò Fosca e i Drammi della vita militare perciò il bellissimo sonetto

Ella era così fragile e piccina

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