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i. u. tarchetti. xxi

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Disjecta, 1879.djvu{{padleft:33|3|0]]vere e lo scempio non era che un miserabil grammatico, che scrivendo mezza pagina di un giornalucciaccio semiserio riusciva mirabilmente a lardellarla di spropositi lordi e di sudiciume da trivio, scrivendo pur co ’l Fanfanni sottocchi e la gramatica alle mani; ma col core di sughero e col cervello di stoppa. — La frase del Tarchetti rude; ma efficace vi s’incide nel cervello, la sua parola rapida, svelta, sollecita, vi piglia tutta l’anima e ve la commove. Quando lo avrete compreso lo amate, non potete comprenderlo senza amarlo.



E, se mi fosse concesso io direi che queste poche liriche sono le più pure gocce dell’anima sua. Sono lacrime, sono a volta sorrisi sono sempre schianti e colpi di cuore. Ci è dentro un’anima ammalata; ma di una malattia di cui si può quasi fare con sicurezza la diagnosi. Pochi l’ànno patita come lui, pochi amarono come egli amò:

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