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disjecta 5

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II.

NEL DÌ DE’ MORTI


  Il morire è nulla; è il non
vivere che riesce orribile.


I.

Suonano a festa: olezzan di viole
Le morte zolle e si allegra la terra;
Cantano augelli, sfogliansi le aiuole...
Tacciono i morti e dormono sotterra.

  Inverno riede; Autunno, come suole,
L’ultime gemme de’ fiori disserra,
Ronzano insetti e volteggiano al sole...
Tacciono i morti e dormono sotterra.

  Dormono stesi, immobili, stecchiti
Nell’umido, che stilla entro la fossa,
Col lenzuol roso e co’stinchi imbianchiti.

  O padre mio, una voce mi dice
E mi suona nell’anima commossa
Che tu sei morto e non fosti felice!

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