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Oh che sì mesta fossi
Nel libro di lassù scritto non era,
O mattin di natura, o primavera!



  Del quinto lustro appena
Dolorando così volo su l’ale,
E una cura profonda,
E un avido desire
Smanioso della tomba il cor mi assale.
Delle deserte stanze
Apro le imposte e miro
La soffrente natura,
E nell'appeso speglio,
Le disfatte sembianze,
Che il gelo del dolor strusse repente.
Pur gioventù mi arride e in ciel non eri
Certo così segnata
Di precoce vecchiezza,
O mattin della vita, o giovinezza!



  Qual fato dunque, qual terribil fato
Ha le stabili leggi
Di natura mutato?

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