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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Paolina, 1875.djvu{{padleft:122|3|0]] pete voi bene che voglia dire questa parola? avete provato a vivere qui dentro, e starci sola, senza speranza, senza averlo meritato, senza una persona che vi ami, e colla certezza terribile che gli altri vi rapiscono intanto i cuori che vi hanno una volta amato?... ah! è meglio morire, Marianna, e vi giuro che se non fosse pel pensiero di voi, io mi sarei già spezzata la testa contro queste muraglie.

— Mio Dio! mio Dio! disse la fanciulla singhiozzando, voi mi farete morire con queste parole: e rialzandosi, e accarezzandone i capelli e le guancie; mio caro Luigi, aggiunse con accento che sentiva tutto di pianto, mio caro fratello, non abbandonate così ogni speranza; noi saremo ancora felici, noi vi amiamo teneramente, non abbiamo al mondo altro di caro che voi; e che sarebbe di noi, poverette, se ci veniste a mancare?

— È già come vi mancassi, disse Luigi freddamente, facendo conoscere la sua insistenza su quel pensiero.

— Ma la vostra affezione?

— Essa non giova che ad affliggervi.

— No, no, essa sola può formare la nostra felicità, essa sola ci può render cara la vita; ma voi uscirete da questo luogo, voi ne uscirete....

Il giovane non rispose, e dopo qualche minuto mormorò tra di sè: oh la nostra infanzia! nostra madre, la nostra libertà, la nostra vecchia soffitta! vi ricordate, Marianna, della nostra soffitta?... io temo che non ripareremo più a quel nido.

Marianna si lasciò ricadere sulla seggiola con abbandono

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