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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Paolina, 1875.djvu{{padleft:31|3|0]] risposta la mano che egli strinse al cuore con un trasporto di riconoscenza.
In quell’intervallo di silenzio, il pendolo suonò dodici ore: mezzanotte! dissero ad un tempo i due giovani; e tenendosi ancora per mano, si abbandonarono a delle tristi riflessioni.
Mezzanotte! chi non ha ascoltato il suono di quest’ora senza una sensibile commozione? Chi non ha provato quanto esso sopraggiunga doloroso nell’istante del godimento e dell’ebbrezza, e quanto discenda invece confortevole a coloro che soffrono, perchè indica il principio d’un nuovo giorno, e l’origine di nuove speranze? Chi non lo ha ascoltato in quelle lunghe veglie d’inverno, quando il vento investe urlando per le vie, e la fiamma crepita nel domestico focolare come linguaggio d’un ente invisibile: in quelle notti d’insonnia e di dolore, quando si geme travagliati da un affanno che non ci abbandona! Nell’istante di meditare una vendetta, di spiare un tradimento, di avvicinarsi alla donna lungamente desiderata.... oh, ella è una terribile ora cotesta! e non vi ha cuore per quanto inaridito che non lo senta: — ma nel momento dell’addio, nell’istante della separazione, quando i cuori si spezzano, e lo spasimo stagna le lacrime, e l’accento esce rotto nel singulto, come il frangersi lamentevole dell’onda.... oh allora non havvi parola che valga a definirne il linguaggio! Vi ha lo sconforto del rivedersi, vi ha la malinconia che ammollisce gli animi e ne raddoppia l’affetto, vi ha un’idea confusa e lontana dell’infinito, in cui vengono meno il coraggio e la volontà, e si estingue la più nobile rassegnazione.