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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Paolina, 1875.djvu{{padleft:33|3|0]] un’ondina nella sua conca di madreperla, o come l’efimera nel calice d’una tuberosa, e ne aveva dei sogni dolci e soavi, perchè i suoi sogni erano quelli della virtù e dell’innocenza.

Ma lasciamo ora questi affetti rozzi e volgari dell’infima classe sociale; togliamoci a questo lezzo delle soffitte dell’operaio, questo paria della società civile, condannato perpetuamente al lavoro come gli animali che arano i nostri solchi, e a un disprezzo perpetuo, e a una perpetua miseria come il delinquente. Chi s’indurrà mai a credere che l’operaio abbia un cuore, una volontà, de’ desiderî, delle passioni? Esso è nato pel lavoro forzato, come l’operaia è nata per la prostituzione, e pei piaceri del ricco. Inneggiamo alla ricchezza!

Il marchese di B. stava discorrendo col conte di F. nella sala più splendida del suo palazzo. Io non mi farò a descrivere questa sala, perchè potrebbe destare delle supposizioni sull’entità di questo personaggio, che non posso far conoscere al lettore; ma vi collochi l’immaginazione quanto le arti dànno di più meraviglioso, quanto la mollezza ha di più ricercato, quanto il sentimento più squisito del bello può collocare in un soggiorno destinato a tale cui riesce possi-

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