< Pagina:Tarchetti - Paolina, 1875.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
38 paolina.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Paolina, 1875.djvu{{padleft:38|3|0]] donna che voi sapete.... Ah! vi giuro, caro conte, proseguì il marchese, sollevandosi dal sofà col volto acceso, e con certo sorriso di trionfo, che parea una contrazione nervosa eccitata da qualche passione feroce, vi giuro che se la mi cade tra le mani una sola volta, ne avrò una vendetta esemplare, inaudita: sarà un buon ammaestramento, una lezione salutare per coteste sedicenti virtuose.

— E noi vi serberemo la nostra parte di riconoscenza, per il profitto che ne verrà alla nostra causa.

A questo punto del discorso, entrò un domestico ad annunziare l’arrivo dei signori e delle signore.

— Spicciatevi dunque, mio caro amico, disse il marchese di B., indicatemi queste mille maniere per disfarmi di quel rivale poco onorevole.

— Ma lasciate che io maturi prima un progetto — già non è cosa da deliberarsi così su due piedi; vi basti che io ve la do per fatta, e ne impegno la mia parola di conte.

— Ma il tempo, mio caro, il tempo....

— Vi fornirò, non più tardi di domani a sera, il piano di tutta l’impresa.

— Veramente! me lo promettete?

— Diamine! potete dubitarne?

— Io riposo dunque tranquillo sulla vostra parola, e ciò mi renderà questa notte più deliziosa. Ora andiamo ad accogliere i nostri amici.

I nuovi giunti si annunziarono con una armonia assordante di grida, di risa, di battimani, di passi concitati, di fruscio di abiti di seta e invasero in un batter d’occhio la sala.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.