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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Paolina, 1875.djvu{{padleft:50|3|0]] terrirmi a questo modo? — e che colpa avete voi della vostra nascita? dovrei amarvi meno per questo?
— Vi dirò tutto, rispose la ragazza, ancora singhiozzando; era tempo, e questo segreto mi pesava troppo sul cuore: venite meco, Luigi; e tenendo il giovane per mano, lo condusse nel vano d’una finestra; poi nell’allontanare l’imposta dal muro, gli disse: non vedete nulla?
— Nulla, tranne quella cosa lucida, parmi un bottone di acciaio, rispose l’amante meravigliato; ma mi volete voi ammaliare?
— Non voglio che il mio segreto vi appaia una cosa tanto da poco, e lo circonderò di tutto il prestigio possibile, disse Paolina quasi sorridendo; premete.
Avendo il giovine obbedito, si aprì nella parete un usciolino che lasciò scorgere una specie di botola o di cateratta ripiena di oggetti che l’oscurità rendeva impossibile distinguere. — Ecco tutto ciò che mi resta di mia madre, esclamò la ragazza con tuono di voce rattristante, e levandone un rotolo di carte, aggiunse: e son queste quelle memorie cui accenna madama Elisa nella sua lettera; voi apprenderete forse per esse più a venerare quella donna che accusarla; sediamoci Luigi; — e la fanciulla incominciò a leggere