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«Infine venne il giorno in cui egli mi disse che non poteva trattenersi di più nel mio villaggio, e che era d’uopo seguirlo; avrebbe allora soltanto ottenuta dalla sua famiglia l’approvazione della sua scelta quando noi fossimo uniti; mi guardassi bene dal lasciar trapelare a persona il mio segreto, e soprattutto a mio padre.

«Questo progetto mi atterrì e lo giudicai tosto ineffettuabile.... fuggire il mio villaggio, abbandonare mio padre, macchiare cosi la mia fama, rendere palese una passione che mi avrebbe fruttato il ridicolo e il disonore!... Ah ciò mi parve impossibile, e mi opposi con risolutezza al suo disegno. — Egli sembrò calmo e rassegnato, mi disse che avrebbe procurato di protrarre la sua partenza; mi trovassi ancora al nostro luogo di convegno per prendere di accordo una risoluzione decisiva.... io vi andai, e oh sorpresa! vedo tra il musco d’un sasso, dove soleva sedermi, una lettera, l’apro tremando, e leggo queste parole:

«— Ho conosciuto troppo tardi che non mi amate; era mio dovere di lasciarvi e l’ho fatto: quando voi leggerete questa mia, io sarò a Firenze, e di là rientrerò nella mia patria. Se comprenderete quanto mi avete reso infelice, e vorrete rimediare alla vostra colpa, scrivetemi, e verrò a favorire la vostra fuga. — Attenderò dieci giorni; in caso negativo, partirò per la Francia. — Alessandro di Saint-Aubaine.

«Ecco il primo giorno veramente infelice della mia vita, la prima volta che io conobbi in tutta la sua potenza il dolore. — Quella sensazione soverchiava troppo le mie

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