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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Paolina, 1875.djvu{{padleft:61|3|0]] curo, valli ingemmate sempre di fiori, torrente che mormori con armonia lamentevole: e tu, vecchio maniere della famiglia, santuario della virtù e dell’innocenza, addio.
«Oh mio figlio! con quali parole potrò ora dipingerti la crudeltà e la bassezza di quell’uomo a cui aveva tutto sacrificato? — come descriverti le mie orribili disillusioni, i dolori, le lagrime, i patimenti, coi quali ho lungamente espiata la mia colpa?
«Dopo aver molto viaggiato per l’Italia e per la Svizzera, e avermi tenuta a bada nelle promesse di matrimonio, colla mentita giustificazione degli ostacoli della nobiltà e della famiglia, mi condusse a Milano, dove appresi che mio padre era morto pochi mesi dopo la mia partenza.
«Io non poteva vivere con lui, e venni ad abitare questo modesto appartamento, ove ricevevo le sue visite dapprima frequenti, poi rare, poi attese per lunghe settimane, finché un giorno non ebbi da lui che questa letttera:
«Cara Anna,
«Io parto in questo momento per Baden-Baden. La disparità troppo grande delle nostre fortune, rendendo impossibile la nostra unione, io ho creduto partito salutare per entrambi quello di separarci.
«La morte di vostro padre vi pone in grado di ritornare al vostro paese e di vivervi agiatamente con vostro figlio. — Voi siete stata amica del duca di Saint-Aubaine, non è una cosa disonorante; siete giovine e avve-