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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Paolina, 1875.djvu{{padleft:76|3|0]] ci rivela una storia di dolore, e se vi ha in esse un sorriso è un velo pietoso che copre una ferita, ma non la nasconde; nulla supera la tristezza muta, profonda, inesauribile che emana dallo stesso capolavoro di Cervantes reputato la creazione più comica della letteratura umana.
Ma tra le anime elette non annoveriamo solamente coloro che ci lasciarono memoria di sè nei loro libri; chi ebbe l’arte e la natura e fu conosciuto, chi ebbe la natura soltanto e fu ignorato; ma questo non è meno dotto di quello, e talora è poeta gentile, poeta sommo senza sapere di esserlo, o sapendolo, senza desiderare di farlo conoscere, e la Mineu era di costoro.
Se fosse possibile tradurre con esattezza in parole ogni suo pensiero durante quella passeggiata, se ne avrebbe un idilio sublime di Gessner, o una pagina non indegna di Klopstock, il poeta della Divinità e della natura.
I nostri giovani camminavano in un oceano di luce, il sole, avendo dissipate alcune nebbie grigie e pesanti, illuminava dal cerchio delle Alpi quelle campagne con tutta la pienezza de’ suoi raggi: centinaia di allodole svolazzavano in cerchio nel punto più sereno del cielo, appena visibili come uno sciame di moscherini; il vento portava in giro le foglie ingiallite del gelso, e curvava sulle acque del canale i pappi vellutati del giunco. L’onda scorreva limpida, pura, quieta: in tutto quella malinconia pensierosa che emana dall’autunno. L’autunno e la primavera si rassomigliano come la vecchiaia e l’infanzia. Nell’autunno tornano a fiorire le viole e le primule, alcune volte anche le tussilagini, e ve-