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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Paolina, 1875.djvu{{padleft:84|3|0]] parlava tra di sè a mezza voce, ora ristandosi, ora allentando il passo, ora camminando concitato, quando giunto all’angolo della via di Sant’Eustorgio, in un momento in cui il suo passo secondava forse la celerità e l’impeto di qualche pensiero violento, urtò con tutto il corpo in due passeggieri che andavano a zonzo per quella via, e parevano attenderlo da qualche ora a quella posta. Luigi non ebbe il tempo di ricomporsi dalla scossa improvvisa, e di richiamare la sua ragione smarrita nei campi dell’ideale alla penosa realtà di quell’avvenimento, chè uno degli offesi sclamando: Mal abbia questo marrano! gli appiccicò sulla guancia un pugno così vigoroso che lo fece vacillare tramortito.

— Per Sant’Ambrogio! disse il giovine ritornato tosto in sè stesso, t’insegnerò io come si tratti un buon figliuolo, che non lo ha fatto a posta, ed era pronto a chiederne le mille scuse, — e vibrò colla destra un tal pugno, che mal per lui, se quel mal arrivato non avesse saputo evitarlo chinandosi a terra colla celerità del pensiero. Il braccio di Luigi descrisse lievemente fischiando una curva invisibile, e andò a percuotere col pugno nello spigolo della parete. Per l’inferno! urlò il giovine inacerbito dal dolore, e ritraendo la mano sanguinosa e lacerata in più luoghi, si precipitò sull’offensore che stava rialzandosi, e afferrandolo al collo e stringendolo col vigore d’una morsa, lo fece basire sulle ginocchia, mentre ascoltandone il rantolo, e vedendone al lume della luna il volto pavonazzo e chiazzato, si sentiva impietosire, e pendeva incerto se dovesse lasciarlo libero o con-

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