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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Paolina, 1875.djvu{{padleft:98|3|0]] vera punizione? disse finalmente Paolina, sciogliendosi dolcemente dalle braccia del giovane, voi che foste sempre così buono?

— Nulla che possa giustificare questo castigo; e fece loro il racconto di quanto eragli avvenuto nella notte.

— Sia benedetto il Signore, disse allora la Mineu, sollevando verso di lui i suoi grand’occhi inumiditi dalle lacrime; io temeva che foste realmente colpevole, e questa certezza ci avrebbe fatto morire ben presto, mentre adesso ci sentiremo la forza di sopportare con coraggio la terribile sventura.

— Mia buona sorella! esclamò il giovane intenerito, e strinse al suo cuore le piccole mani affilate della fanciulla: egli è per voi soprattutto ch’io mi lagno della mia avversità, per non potervi proteggere, per non potervi essere vicino, voi che siete così buona, così buona, e tanto sventurata.... ah! può il cielo essere così ingiusto come gli uomini?

— Non vi lagnate del cielo, disse Paolina, non vi ha alcuno che sia perfettamente felice e vi sono molti che sono più sventurati di noi: noi ignoriamo i disegni della Provvidenza nel collocarci in questo stato, e con quale diritto potremmo disapprovarli? Marianna non è meno vostra sorella che mia, ella vivrà d’ora innanzi con me, e s’io non fossi stata, qualcun altro avrebbe avuto cura di lei, perché Iddio non si dimentica delle sue creature.

— Grazie, grazie, disse Luigi, ah no! io non posso lagnarmi del cielo, che mi ha unito a due fanciulle così rare;

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