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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Racconti fantastici, 1869.djvu{{padleft:124|3|0]]cevano del paro, ma egli era solito percorrerne sempre una sola: ora avrebbe voluto passare per una, e ad un tempo voleva passare anche per l’altra: tentò di muoversi, ma riprovò lo stesso fenomeno che aveva provato poc’anzi: le due volontà che parevano dominarlo, agendo su di lui colla stessa forza, si paralizzarono reciprocamente, resero nulla la loro azione: egli restò immobile sulla via come impietrato, come colpito da catalessi. Dopo qualche momento si accorse che quello stato di rigidità era cessato, che la sua titubanza era svanita, e svoltò per quella delle due strade che era solito percorrere.
Non aveva fatto un centinaio di passi che s’abbattè nella moglie del magistrato la quale lo salutò cortesemente.
— Da quando in qua, disse il barone di B., io sono solito a ricevere i saluti della moglie del magistrato?» Poi si ricordò che egli era il barone di B., che egli era in intima conoscenza colla signora, e si meravigliò di essersi rivolta questa domanda.
Poco più innanzi si incontrò in una vecchia che andava razzolando alcuni manipoli di rami secchi lungo la siepe.
— Buon dì, Caterina — le disse egli abbracciandola e baciandola sulle guancie, — come state? avete poi ricevuto notizie di vostro suocero?