< Pagina:Tarchetti - Racconti fantastici, 1869.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

— 124 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Racconti fantastici, 1869.djvu{{padleft:124|3|0]]cevano del paro, ma egli era solito percorrerne sempre una sola: ora avrebbe voluto passare per una, e ad un tempo voleva passare anche per l’altra: tentò di muoversi, ma riprovò lo stesso fenomeno che aveva provato poc’anzi: le due volontà che parevano dominarlo, agendo su di lui colla stessa forza, si paralizzarono reciprocamente, resero nulla la loro azione: egli restò immobile sulla via come impietrato, come colpito da catalessi. Dopo qualche momento si accorse che quello stato di rigidità era cessato, che la sua titubanza era svanita, e svoltò per quella delle due strade che era solito percorrere.

Non aveva fatto un centinaio di passi che s’abbattè nella moglie del magistrato la quale lo salutò cortesemente.

— Da quando in qua, disse il barone di B., io sono solito a ricevere i saluti della moglie del magistrato?» Poi si ricordò che egli era il barone di B., che egli era in intima conoscenza colla signora, e si meravigliò di essersi rivolta questa domanda.

Poco più innanzi si incontrò in una vecchia che andava razzolando alcuni manipoli di rami secchi lungo la siepe.

— Buon dì, Caterina — le disse egli abbracciandola e baciandola sulle guancie, — come state? avete poi ricevuto notizie di vostro suocero?

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.