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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Racconti fantastici, 1869.djvu{{padleft:28|3|0]]fama che egli abbia coscienza della sua fatalità, e che si compiaccia di esercitarla.
Quel suo recarsi continuo da un capo all’altro del mondo non può essere senza uno scopo. Del resto si sa che egli non ebbe mai affetti, non amicizie, forse nemmeno conoscenze, toltene alcune poche e superficialissime. Coloro che ne conoscono la potenza lo sfuggono per progetto, quelli che la ignorano, per istinto. — Che vi sieno persone che gli negano questo potere, questa specie di missione arcana e terribile, riprese egli vedendo che alcuni di noi sorridevano con aria di incredulità, è cosa naturalissima. Nessuno può provare che le sciagure avvenute nei luoghi ove egli si è trovato, e negli istanti in cui vi si è trovato, abbiano avuto una causa nella sua volontà, o in ciò che noi chiamiamo la sua influenza. Egli è d’altronde un uomo come tutti gli altri; parla, veste, opera come tutti gli altri; volendo è affabile e gentiluomo, vi è nulla a che opporre; ma parmi cecità il negare cosa che la maggior parte degli uomini ha ammesso, il negare perchè non si comprende.
— Noi non neghiamo, gli diss’io, dubitiamo.
Ma, a proposito, avete dimenticato di dirci dove l’avete incontrato la quarta volta.