< Pagina:Tarchetti - Racconti fantastici, 1869.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

— 55 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Racconti fantastici, 1869.djvu{{padleft:55|3|0]]pericolo, e venite per avvertirmene. Ebbene, è troppo tardi — lo scopo della mia vita è raggiunto. La morte — se essa deve colpirmi non ha per me più nulla di amaro e di increscevole: io ho realizzata l’estrema delle mie aspirazioni, e sorrido dell’impotenza di coloro che avrebbero voluto impedirlo.

Egli pronunciò queste parole con una specie di alterezza che diede alla sua fisionomia già tanto soave un’espressione singolarmente severa.

— Sì, è troppo tardi, continuò egli con entusiasmo; voi avete voluto impedire le mie nozze; ebbene, sappiatelo, queste nozze non sono più che un pretesto dinnanzi alla società, che una giustificazione di ciò che l’amore ha già dato spontaneamente. Silvia fu mia! Che monta che essa abbia a morire? E che cosa è egli il morire? Ebbe mai l’amore altra aspirazione? Ebbe egli mai altra ricompensa che questa? O preceduto, o seguito, io invoco ora questa morte che voi avete voluto prepararmi.

— Oh, non io! esclamai, il cielo mi è testimonio se io ho desiderato e preparato la vostra morte. Voi dimenticate che io sono qui in questo momento per avvertirvi di un pericolo, non certo per minacciarvene.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.