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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Racconti fantastici, 1869.djvu{{padleft:58|3|0]]sentassero nella loro indole una mistura di debolezza e di forza più singolare — intendo quella debolezza che sta nella sensibilità, nell’attitudine a ricevere potentemente le impressioni, non nella fiacchezza del carattere. Era scettico di mente e credente di cuore: la sventura non lo aveva prostrato, ma lo aveva reso vecchio anzi tempo, per modo che compariva giovine o vecchio a intervalli, secondo l’impulso interno che riceveva dalle sue passioni. E benchè sembrasse naturalmente espansivo, come tutti i buoni, non lo era; chè forse quel tristo potere di cui si credeva dotato l’aveva ammaestrato a nascondere e a dissimulare; nè mai da quel giorno, per quanto mostrasse di avermi caro, rialzò quel velo che si distendeva sul suo passato, e di cui mi aveva sollevato un lembo in quel primo momento di espansione.
Mi era sembrato in quei giorni che la sua indole non fosse così malinconica, come lo aveva giudicato dapprincipio, ma mi era poi avveduto facilmente che vi era qualche cosa di violento, di forzato, di convulso nella sua gioia, e che egli viveva sotto l’apprensione di un pensiero che lo riempiva di terrore. Passava dagli eccessi dell’ilarità, agli eccessi della tristezza; spesso pareva calmo, e affettava una serenità d’animo che non sentiva. Ma ciò era per Silvia. Essa lo amava