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I — Che gioia! Che gioia viva e profonda!
O — Che sorpresa! che meraviglia! ma che sorpresa grata! Che schiettezza rozza, ma maschia in quella lettera!
Sentite ora l’U. Pronunciatelo. Traetelo fuori dài precordii più profondi, ma pronunciatelo bene: U! uh!! uhh!!! uhhh!!!!
Non rabbrividite? non tremate a questo suono? Non vi sentite il ruggito della fiera, il lamento che emette il dolore, tutte le voci della natura soffrente e agitata? Non comprendete che vi è qualche cosa d’infernale, di profondo, di tenebroso in quel suono?
Dio! che lettera terribile! che vocale spaventosa!!
Vi voglio raccontare la mia vita.
Voglio che sappiate in che modo questa lettera mi ha trascinato ad una colpa, e ad una pena ignominiosa e immeritata.
Io nacqui predestinato. Una terribile condanna pesava sopra di me fino dal primo giorno della mia esistenza: il mio nome conteneva un U. Da ciò tutte le sventure della mia vita.
A sette anni fui avviato alle scuole.