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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Racconti umoristici, 1869.djvu{{padleft:13|3|0]]che voleva dire: si continua? Questi accennando col dito al portafogli che vedevasi vuoto sul tappeto, guardò dal canto suo il banchiere, in atto di chiedere: si fa credito?

Allora quegli avendo accennato del capo in segno di acconsentimento, il barone di Rosen levò la mano dalla saccoccia, sfogliò il sigaro colle dita, e gettandolo a terra, e appressando la propria sedia al tavolo, disse: vada tutta la posta.

Furono gettate ancora le carte: erano pari, nulla di fatto. Rosen si drizzò di tutta la persona, e come animato da una inspirazione infallibile, disse: vada due volte la posta.

Furono ridate le tre carte; il banchiere aveva un sette e due fanti, l’altro una dama e due assi — Rosen aveva perduto.

Egli ricadde sulla sedia, stette un istante pensieroso, poi riaccendendo un sigaro, disse: vediamo se la fortuna avrà migliore costanza di me; giuoco la mia proprietà di Littleford contro la somma che è depositata sul banco.

A questo punto il suo avversario parve esitare, alcuni amici gli si appressarono e dissero: Rosen, moderatevi; ma la buona stella di Rosen era tramontata: anche questo colpo doveva essergli sfavorevole — la sua proprietà di Littleford fu perduta.

Successe una viva emozione negli astanti. Il banchiere assumendo quell’aspetto mortificato e increscevole che è proprio dei vincitori di giuoco, disse con parole interrotte e esitanti: vedo che la fortuna delle carte vi è contraria, nè io vorrei approfittarne di troppo...

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