Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 132 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Racconti umoristici, 1869.djvu{{padleft:132|3|0]]— No.
— È impossibile. Che piccoli piedi! scommetto che sono più brevi della mia mano. Vediamo, lasciatemi misurare.
— Ecco.
— Vedete: avanza tutta l’unghia del dito, tanto così.... Siete pur graziosa! Come non amarvi? Bellissima creatura!
— Via, via, voi mi adulate....
— No, non è vero.
— Sì.
— No, ve lo giuro.
— Giurate soltanto di amarmi.
— Lo giurerò dopo. Datemi un bacio.
— Ecco.
Ma Opala aveva detto troppo presto questa parola.
Mentre che ella curvava il suo volto sul mio si arrestò a mezzo dell’atto: la fanciulla aveva ascoltato un rumore improvviso all’uscio del gabinetto.
— Affrettatevi, diceva dal di fuori colla sua voce stentorea, il mio primo ministro, l’ora del giudizio è già trascorsa, e la folla vi attende con impazienza; un indugio maggiore potrebbe peggiorare le gravi complicazioni politiche in cui versiamo, non fatevi aspettare più oltre.
— Mio Dio! io dissi, interrogando di nuovo il mio vecchio orologio di Ginevra, è vero, l’ora fissata è trascorsa di qualche minuto. Ma è un abuso cotesto.... ho o non ho un’autorità sovrana, assoluta? Disturbarmi, sorprendermi così nelle mie stanze, interrompermi du-