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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Racconti umoristici, 1869.djvu{{padleft:53|3|0]]di lichene bianco una lama di coltellaccio, o una canna di trombone.

Egli pensava in che modo si sarebbe contenuto con essi. Certo i ladri non sarebbero stati meno di due o di quattro, forse anche di più — che gioia!.... e avrebbero avuto delle buone armi.... E come trattarli?... Colle buone?.. peggio! non si sarebbe fatto nulla: bisognava dir loro — assassini, furfanti, paltonieri, non mi sfuggirete; sono il Commissario generale io, domani sarete arrestati, e giuro al cielo che vi farò impiccare come tanti cani, senza darvi il tempo di fare un esame di coscienza.

Rosen si era talmente investito della sua parte che inveiva ad alta voce contro questi assassini immaginarii come se li avesse avuti dinanzi, ed era già uscito dal bosco di Cok-sautin senza avvedersene.

Il giorno era sull’albeggiare allorchè egli incominciò a scorgere in lontananza i campanili della città, e sentì i rintocchi misurati di una campana che pareva suonare l’allarme. Aguzzando lo sguardo su quella linea bianchiccia dell’orizzonte, sul cui fondo si disegnavano a masse oscure e confuse le case di Montdidier, gli parve distinguere un’ampia colonna di fumo che si sollevava a spire nere e pesanti e si riuniva alle nubi che pendevano ancora fitte ed oscure sulla città. Rosen spronò il suo cavallo, e come fu più dappresso alle mura, distinse delle lingue di fiamme che uscivano dal tetto e dalle finestre d’una casa, e conobbe che si trattava d’un incendio.

Rianimato da questa nuova speranza abban-

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