< Pagina:Tarchetti - Racconti umoristici, 1869.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

— 81 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tarchetti - Racconti umoristici, 1869.djvu{{padleft:81|3|0]]venuto in istante, e senza che Rosen, che era svenuto, avesse potuto avvedersene.

Ma quale non fu la sua maraviglia, quando nel risensare si trovò nella sua stanza, nel suo letto; e vide Lamperth seduto al suo fianco; e richiamando in un istante le sue memorie, potè indovinare agevolmente tutte le particolarità della sua sventura.

— Ah! sono ancora vivo, egli disse, sono ancora vivo!... e si riposò con dolore su questa parola.

Egli era sì debole che un istante dopo si pose a piangere e singhiozzare come un fanciullo, esclamando colla voce interrotta dalle lagrime: — Io non morirò più!... Io non potrò più morire!...

Indarno Lamperth si provò a consolarlo: il suo abbattimento era estremo.

— Io morirò di crepacuore, io morirò di angoscia, ripeteva Rosen ad ogni frase del suo amico. E l’altro a soggiungergli: — è il genere di morte più valido dinanzi alla società di assicurazione.

Alcuni giorni dopo Rosen guarito aveva detto a Lamperth: — Andiamo via di qui, non fermiamoci più fino a che non saremo giunti in Italia. E stavano per partire, quando una deputazione del municipio di Melun entrò nella stanza recando a Rosen un indirizzo di quel comune, nel quale lo si ringraziava del soccorso prestato durante l’inondazione, e gli si offriva, come unico compenso degno di tanta abnegazione, la cittadinanza di Melun.

Rosen volle rispondere, ma provò tale un

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.