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16 | atto primo. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Aminta, Manuzio, 1590.djvu{{padleft:25|3|0]]
La fedele amicitia, & il commune
Studio de le Muſe, ch’à me ſcuopra
Ciò ch’à gli altri ſi cela. Am. Io ſon contento,
Tirſi, à te dir ciò, che le ſelue, e i monti,
45E i fiumi ſanno, e gli huomini non ſanno.
Ch’io ſono homai sì proſſimo à la morte,
Ch’è ben ragion, ch’io laſci, chi ridica
La cagion del morire, e che l’incida
Ne la ſcorza d’un faggio, preſſo il luogo,
50Doue ſarà ſepolto il corpo eſangue:
Sì, che tal hor, paſſandoui quell’empia,
Si goda di calcar l’oſſa infelici
Co’l piè ſuperbo, e trà ſe dica, È queſto
Pur mio trionfo; e goda di vedere,
55Che nota ſia la ſua vittoria à tutti
Li pastor paeſani, e pellegrini,
Che quiui il caſo guidi: e forſe (ahi, spero
Troppo alte coſe) un giorno eſſer potrebbe,
Ch’ella, commoſſa da tarda pietate,
60Piangeſſe morto, chi già viuo ucciſe;
Dicendo, O pur quì foſſe, e foſſe mio.
Hor odi. Tir. Segui pur, ch’io ben t’aſcolto,
E forſe à miglior fin, che tu non penſi.
Am.Eſſendo io fanciulletto, ſi, che à pena
65Giunger potea con la man pargoletta
À corre i fiutti da i piegati rami
De gli arboſcelli, intrinſeco diuenni
De la più vaga, e cara Verginella,
La fedele amicizia, ed il commune
Studio de le Muse, ch’a me scuopra
Ciò ch’a gli altri si cela. Am. Io son contento,
Tirsi, a te dir ciò, che le selve, e i monti,
45E i fiumi sanno, e gli uomini non sanno.
Ch’io sono omai sì prossimo a la morte,
Ch’è ben ragion, ch’io lasci, chi ridica
La cagion del morire, e che l’incida
Ne la scorza d’un faggio, presso il luogo,
50Dove sarà sepolto il corpo esangue:
Sì, che tal or, passandovi quell’empia,
Si goda di calcar l’ossa infelici
Co’l piè superbo, e tra se dica, È questo
Pur mio trionfo; e goda di vedere,
55Che nota sia la sua vittoria a tutti
Li pastor paesani, e pellegrini,
Che quivi il caso guidi: e forse (ahi, spero
Troppo alte cose) un giorno esser potrebbe,
Ch’ella, commossa da tarda pietate,
60Piangesse morto, chi già vivo uccise;
Dicendo, O pur qui fosse, e fosse mio.
Or odi. Tir. Segui pur, ch’io ben t’ascolto,
E forse a miglior fin, che tu non pensi.
Am.Eſſendo io fanciulletto, ſi, che à pena
65Giunger potea con la man pargoletta
À corre i fiutti da i piegati rami
De gli arboſcelli, intrinſeco diuenni
De la più vaga, e cara Verginella,
Che