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34 | atto secondo. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Aminta, Manuzio, 1590.djvu{{padleft:43|3|0]]
Daf.25Lingua bugiarda. Tir. E perche? tu non ſei
Atta à tener mille fanciulle à ſcola?
Benche, per dir il ver, non han biſogno
Di Maeſtro. Maeſtra è la Natura,
Ma la Madre, e la Balia, anco v’han parte.
Daf.30In ſomma, tu ſei goffo inſieme, e triſto.
Hora, per dirti il ver, non mi riſoluo,
Se Siluia è ſemplicetta, come pare
À le parole, à gli atti. hier vidi un ſegno,
Che me ne mette in dubbio. io la trouai
35Là preſſo la cittade in quei gran prati,
Oue frà ſtagni giace un’Iſoletta,
Soura eſſa un lago limpido, e tranquillo,
Tutta pendente in atto, che parea
Vagheggiar ſe medeſma, e’nſieme inſieme
40Chieder conſiglio à l’acque, in qual maniera
Dispor doueſſi in su la fronte i crini,
E ſoura i crini il velo, e ſoura’l velo
I fior, che tenea in grembo; e speſſo speſſo
Hor prendeua un ligustro, hor una roſa,
45E l’accoſtaua al bel candido collo,
À le guancie vermiglie, e de’ colori
Fea paragone; e poi, ſi come lieta
De la vittoria, lampeggiaua un riſo,
Che parea, che diceſſe: Io pur vi vinco,
50Nè porto voi per ornamento mio,
Ma porto voi ſol per vergogna voſtra;
Perche ſi veggia quanto mi cedete.
Daf.25Lingua bugiarda. Tir. E perché? Tu non sei
Atta a tener mille fanciulle a scola?
Benché, per dir il ver, non han bisogno
Di Maestro. Maestra è la Natura,
Ma la Madre, e la Balia, anco v’han parte.
Daf.30In somma, tu sei goffo insieme, e tristo.
Ora, per dirti il ver, non mi risolvo,
Se Silvia è semplicetta, come pare
A le parole, a gli atti. Ier vidi un segno,
Che me ne mette in dubbio. Io la trovai
35Là presso la cittade in quei gran prati,
Ove fra stagni giace un’Isoletta,
Sovra essa un lago limpido, e tranquillo,
Tutta pendente in atto, che parea
Vagheggiar se medesma, e’nsieme insieme
40Chieder consiglio a l’acque, in qual maniera
Dispor dovessi in su la fronte i crini,
E sovra i crini il velo, e sovra’l velo
I fior, che tenea in grembo; e spesso spesso
Or prendeva un ligustro, or una rosa,
45E l’accostava al bel candido collo,
A le guancie vermiglie, e de’ colori
Fea paragone; e poi, si come lieta
De la vittoria, lampeggiava un riso,
Che parea, che dicesse: Io pur vi vinco,
50Né porto voi per ornamento mio,
Ma porto voi sol per vergogna vostra;
Perché si veggia quanto mi cedete.
Ma,