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scena seconda. | 39 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Aminta, Manuzio, 1590.djvu{{padleft:48|3|0]]
165L’amor d’accordo. Daf. Tu mi ſcherni, e forſe
Non merti Amante così fatta: ahi, quanti
N’inganna il viſo colorito, e liſcio.
Tir.Non burlo io, nò, ma tu con tal proteſto
Non accetti il mio amor, pur come è l’uſo
170Di tutte quante: ma, ſe non mi vuoi,
Viuerò ſenza amor. Daf. Contento viui
Più che mai foſſi, ò Tirſi, in otio viui;
Che ne l’otio l’amor ſempre germoglia.
Tir.Ò Dafne, à me quest’otio ha fatto Dio:
175Colui, che Dio qui può stimarſi; à cui
Si paſcon gli ampi armenti, e l’ampie greggie
Da l’uno, à l’altro mare, e per li lieti
Colti di fecondiſſime campagne,
E per gli alpeſtri doſſi d’Appennino.
180Egli mi diſſe, allhor, che ſuo mi fece,
Tirſi, altri ſcacci i lupi, e i ladri, e guardi
I miei murati ouili altri comparta
Le pene, e i premij a’ miei miniſtri; & altri
Paſca, e curi le greggi; altri conſerui
185Le lane, e’l latte; & altri le diſpenſi:
Tu canta, hor che sè’n otio. ond’è ben giuſto,
Che non gli ſcherzi di terreno amore,
Ma canti gli aui del mio viuo, e vero
(Non sò, s’io lui mi chiami) Apollo, ò Gioue;
190Che ne l’opre, e nel volto ambi ſomiglia,
Gli aui più degni di Saturno, ò Celo;
Agreste Muſa à Regal merto: e pure
165L’amor d’accordo. Daf. Tu mi scherni, e forse
Non merti Amante così fatta: ahi, quanti
N’inganna il viso colorito, e liscio.
Tir.Non burlo io, no, ma tu con tal protesto
Non accetti il mio amor, pur come è l’uso
170Di tutte quante: ma, se non mi vuoi,
Viverò senza amor. Daf. Contento vivi
Più che mai fossi, o Tirsi, in ozio vivi;
Che ne l’ozio l’amor sempre germoglia.
Tir.O Dafne, a me quest’ozio ha fatto Dio:
175Colui, che Dio qui può stimarsi; a cui
Si pascon gli ampi armenti, e l’ampie greggie
Da l’uno, a l’altro mare, e per li lieti
Colti di fecondissime campagne,
E per gli alpestri dossi d’Appennino.
180Egli mi disse, allor, che suo mi fece,
Tirsi, altri scacci i lupi, e i ladri, e guardi
I miei murati ovili altri comparta
Le pene, e i premii a’ miei ministri; ed altri
Pasca, e curi le greggi; altri conservi
185Le lane, e’l latte; ed altri le dispensi:
Tu canta, or che se’ ’n ozio. Ond’è ben giusto,
Che non gli scherzi di terreno amore,
Ma canti gli avi del mio vivo, e vero
(Non so, s’io lui mi chiami) Apollo, o Giove;
190Che ne l’opre, e nel volto ambi somiglia,
Gli avi più degni di Saturno, o Celo;
Agreste Musa a Regal merto: e pure
Chiara,