Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
— 95 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Rime d'amore.djvu{{padleft:103|3|0]]
64.
Era aspro e duro (e sofferir sí lunge
Da que’ begli occhi e dal sereno ciglio
I’ mi die’ vanto) un grave e duro esiglio
4Scevro d’amor, che l’alme insieme aggiunge.
Or ch’ei mi sfida e qual piú a dentro punge
Saetta vibra, e quasi fero artiglio
Per farmi il fianco infermo e ’l sen vermiglio
8La mano adopra che risana ed unge,
Péntomi de’ miei detti e folle il vanto
E ’l mio fermo sperar torna fallace;
11Né superbo mi fa la penna o ’l canto.
Ardimi, signor mio, con viva face
E trafiggimi il cor senza mio pianto,
14Perché merto è il martire ov’ei si tace.
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Rime d'amore.djvu{{padleft:103|3|0]]