< Pagina:Tasso - Rime d'amore.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

— 97 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Rime d'amore.djvu{{padleft:105|3|0]]

66.

Accenna la cagione per la quale egli, lontano da la sua donna,

non sol conserva ma accresce l’amore.


Amai vicino; or ardo, e le faville
  Porto nel seno onde s’infiamma il foco;
  E non l’estingueria tempo né loco
  4Ben ch’io cercassi mille parti e mille:
Ché nel vago pensier, luci tranquille,
  Piú l’accendete e a voi di ciò cal poco,
  E le mie piaghe ancor prendete a gioco
  8Con quella bianca man che sola aprille.
Né lontananza oblio m’induce al core,
  Né i piú colti paesi o i piú selvaggi,
  11Ma tenace memoria e fero ardore;
Perché v’adombro in lauri, in mirti e ’n faggi:
  L’altre bellezze, ove m’insidia Amore,
  14Sono imagini vostre e vostri raggi.

Rime di T. Tasso, II. 7

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tasso - Rime d'amore.djvu{{padleft:105|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.