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E per sí bella donna anzi trar guai
95Toglie, che medicine ha sí soavi,
Che gioir d’altra, e ne’ sospir no ’l tace.
Ma questo altero mio nemico audace,
Che per leve cagion, quando piú scherza,
Sé stesso infiamma e sferza,
100In quella fronte piú del ciel serena
A pena vide un segno
D’irato orgoglio e d’orgoglioso sdegno
E d’avverso desire un’ombra a pena,
Che schernito si tenne,
105E del dispregio sprezzator divenne.
Quanto ei superbí poscia e ’n quante guise
Fu crudel sovra me, già vinto e lasso
Nel corso e per repulse isbigottito,
Il dica ei che mi vinse e non m’ancise;
110Se ’n glorii pur ch’io glorïare il lasso.
Questo io dirò, ch’ei folle, e non ardito,
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