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Che giova, oimé, versar nel seno un rivo,
Se cresce al suo stillar la crudel fiamma
E de’ lamenti miei s’accende a l’aura?
Se non manca omai l’esca a questi raggi,
Io fontana sarò di vivo foco,
24Né mi varrà ch’io mi converta in fonte.
Perché la dolce mia tranquilla fonte
Piú non mi scampi o fiume algente o rivo,
Fuggirò il foco in mezzo al novo foco,
E le mie fiamme struggerà la fiamma
Che nacque in me da gli amorosi raggi
30Mentre io gioiva il seno aprendo a l’aura.
O lauri, o palme, ove giacendo a l’aura
Per dolcezza languiva; o bella fonte,
In cui già vidi tremolare i raggi;
O solitaria chiostra, o vago rivo;
S’io trovo ancor quella mia cara fiamma
36Tra i fiori e l’erbe ov’è sparito il foco!
O s’estingua il mio foco o spiri l’aura,
O s’adombrino i raggi o cresca il rivo,
E se scalda la fiamma instilli il fonte.
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