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178.
Risponde con le medesime rime ad un sonetto
del signor Gian Lorenzo Malpiglio, nel quale da l’amico era stato
chiamato Apolline.
Per ch’io Laura pur segua e nel mio pianto
La preghi mentre fugge altera e presta,
Non sono Apollo con terrena vesta
4Che Peneo vide e vide Anfriso e Xanto;
Né d’entrar nel suo speco ancor mi vanto
Se ’l futuro predice e manifesta,
Ma se mai lagrimando Amor si desta
8Quel ch’ei spira, Malpiglio, io scrivo e canto.
Egli dettava già soavi accenti
Quand’io su ’l Po tessea verdi ghirlande,
11E nove rime egli formò pur dianzi
Là ’ve tra gelide acque e sacre ghiande
Pascer forse potrian le pure menti
14Fole piú dolci de gli altrui romanzi.
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