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212.

Al signor Cesare Ligorio.


Vago fanciul, che da l’ardor sovente
  Ch’esce del petto mio mentre t’abbraccio,
  Sei testimone del mio forte laccio
  4E del peso ch’io porto dolcemente,
Pregoti, se di farlo sei possente,
  Quando t’annoda e cinge il caro braccio
  De la mia donna e senti il freddo ghiaccio
  8Ch’al cor l’è scudo ed a l’altera mente,
Narrale l’amor mio; ma s’i suoi baci
  Imprime in te sí che tu senta ardore
  11Chiedile s’arde sí com’ella accende.
Quand’ella neghi pur, tu prega Amore
  Ch’alcuna avventi in lei de le sue faci,
  14Se pur d’alma innocente i preghi intende.


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