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213.


Qual chiamar ti degg’io, divo o mortale?
  Rassembri tu bendato al bel sembiante
  Divo, e ’l divo d’amor fatto costante
  4Che per fermarsi in me deponga l’ale.
Certo Amor sei, ché spiri amor, e tale
  Ch’io ne divegno affettuoso amante,
  E ’l cor ch’avea di rigido diamante
  8Intenerir mi sento ad ogni strale.
Opra in me qual piú vuoi face o saetta,
  Legami ad ogni nodo; e, se mi sfida,
  11Scingi, che puoi, la spada a Marte audace.
Io chiedo la tua guerra e l’altrui pace:
  Pugnerò seco ancor, ma la diletta
  14Tua Psiche almen da lunge a me sorrida.


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